La telefonata di un’amica
Cara amica F., quando mi hai chiamato, stamattina, ho pensato alla nostra solita chiacchierata del più e del meno e a quel caffè che non riusciamo mai a prendere. Per questioni di lavoro ci siamo frequentate per anni, facendoci anche matte risate alla scrivania quando si presentavano le situazioni più assurde e strampalate e dovevamo sistemare le matasse più ingarbugliate.
Tutte e due ancora senza figli, inorridite e infastidite, passavamo il vetril sulla scrivania se capitava che le manine di un bambino entrato con il papà o la mamma pasticciassero la nostra postazione di lavoro (anche se dopo, una volta rientrata dalla maternità, post-it colorati, carta e matite non sono mai mancati sulla mia scrivania per i bambini-visitatori più irrequieti, chiusa parentesi).
Sei incinta, invece, e me l’hai detto con un nodo in gola. Ho cercato di farti sorridere raccontandoti di quando ho creduto di esserlo e di tutti i sintomi che per un mese ho immaginato di avere, ma ho capito che questa nuova gravidanza inaspettata ti ha spiazzato e ti impaurisce. Ti preoccupa una nuova gravidanza vicina alla prima, tutto quello che vorrà dire avere due bambini piccoli da seguire, un lavoro distante da casa e genitori anziani e poco in gamba per darti una mano.
Sei mamma da pochi mesi e stavi già pensando al rientro al lavoro organizzando con cura la giornata di tuo figlio, una giornata lunga, visto che saresti tornata a casa tardi in orari mai uguali facendoti un bel pezzo di strada in auto. Un po’ ti è sempre piaciuto vestire gli abiti della donna-manager e non mi stupisce che prima di questa notizia avessi voglia di rientrare al lavoro. Non so però come potresti continuare a lavorare in quel tipo di azienda che sappiamo, con due figli piccoli e decine di chilometri da fare due volte al giorno. Ti ho preceduta di qualche anno nella maternità e so com’è avvisare il capo che per una febbre improvvisa del bambino avrai bisogno di entrare un’ora dopo, e poi doverlo fare la settimana successiva e poi chiamare per dire che hai preso la varicella e starai a casa per quindici giorni.
Succede, è normale, è fisiologico se hai figli piccoli, ma sappiamo che anche l’esercizio di un diritto o un certificato medico possono compromettere un rapporto di lavoro se il rotavirus di tuo figlio va a sbattere contro la mission aziendale.
Ti conosco come una persona ottimista, so che troverai l’energia.
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Mamma Avvocato
08/03/2013 at 09:06 (1 year ago)Questa lettera, è molto bella.
Faccio il tifo per la tua amica.
La mia vita semplice
08/03/2013 at 12:42 (1 year ago)grazie, lo faccio anche io per lei… mi sono immedesimata molto nella sua situazione
Duda Tissa
08/03/2013 at 11:53 (1 year ago)Mi unisco al complimento per la lettera e capisco la situazione, ahimè.
La mia vita semplice
08/03/2013 at 12:43 (1 year ago)benvenuta! il binomio lavoro-maternità è sempre spinoso purtroppo
il mio grandecaos
11/03/2013 at 08:37 (1 year ago)bella lettera “empatica”. dice molto di quello che significa fare figli e doverti giustificare sul lavoro per le assenze, i ritardi, l’energie un po’ inferiori al solito. doverti giustificare perche’ sembra venuto meno “l’attaccamento al lavoro” :-).
e poi ci stupiamo se le mamme rinunciano al lavoro…..
La mia vita semplice
11/03/2013 at 10:24 (1 year ago)sì, è ‘molto’ empatica perchè ci sono passata
raffaella
11/03/2013 at 11:28 (1 year ago)Capisco la situazione. Spero che la tua amica trovi energia e grinta. Vorrei solo che non dovessimo fare sempre i salti mortali per barcamenarci tra figli e lavoro. dalle un abbrccio, se puoi.
Raffaella
La mia vita semplice
11/03/2013 at 11:35 (1 year ago)Già, salti mortali è la parola giusta… grazie per esserti fermata qui a leggere!